Riparazioni per le vittime dei conflitti armati internazionali e non

Scopo del presente lavoro è quello di far luce sul tema relativo ai risarcimenti per le vittime di conflitti armati internazionali e non.
La prima parte del lavoro è dedicata alla trattazione del tema dei diritti umani e dell’universalità degli stessi, passando attraverso l’analisi degli organismi sopranazionali che hanno adottato documenti giuridici a tutela dei diritti umani, nonché delle varie realtà regionali (l’Organizzazione degli Stati Americani – OAS e l’Organizzazione per l’Unità Africana – OUA).
Si passa poi ad esaminare la protezione delle vittime, affermatasi in maniera prorompente con la nascita del diritto internazionale umanitario grazie all’opera di Henry Dunant, creatore, tra le altre cose, del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). Si deve proprio a Dunant l’adozione, all’interno di una conferenza diplomatica convocata a Ginevra nel 1864 del primo Trattato sulla protezione delle vittime militari della guerra.
Un salto di qualità è avvenuto con la convocazione di due Conferenze internazionali, tenutesi rispettivamente nel 1899 e nel 1907 all’Aja. Da queste due Conferenze è scaturito il cosiddetto “Diritto dell’Aja”, per distinguerlo dal “Diritto di Ginevra”, termine coniato per riunire il corpus giuridico di norme derivante dalla firma di quattro Convenzioni, avvenuta per l’appunto a Ginevra. In particolare le quattro Convenzioni di cui sopra, oltre che rafforzare la protezione giuridica a favore delle vittime militari, impegnano le parti belligeranti a trattare con dignità i civili coinvolti nel conflitto.
Viene quindi esaminato, giunti al cuore del lavoro, il concetto giuridico di “riparazione”, inteso come obbligo di uno Stato nei confronti di un altro Stato, avvalendosi soprattutto del progetto di articoli sulla responsabilità degli Stati, progetto predisposto dalla Commissione di Diritto Internazionale delle Nazioni Unite.
Si procede successivamente all’esame delle numerose forme di riparazione ammesse dal progetto di articoli sulla responsabilità internazionale degli Stati, avvalendosi anche di diversi casi concreti, dalle “Comfort Women” giapponesi, al caso “Distomo”, entrambi avvenuti durante la seconda guerra mondiale, ma con strascichi fino a pochi anni fa, al caso “Markovic”.
L’ultima parte del lavoro fa luce su come hanno trovato reale e concreta applicazione le convenzioni e i documenti precedentemente analizzati: l’excursus storico parte con l’analisi dei Tribunali costituiti immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale (Tribunale di Norimberga e Tribunale di Tokyo), passando per i cosiddetti “Tribunali ad hoc” (Ruanda ed ex Jugoslavia), dedicando poi ampio spazio all’iter che ha portato alla creazione della Corte penale internazionale permanente, nonché a tutte le difficoltà incontrate durante il percorso.
Il lavoro termina, infine, con l’analisi dell’UNCC – United Nations Compensation Commission, Commissione d’Indennizzo istituita dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU subito dopo la fine della prima guerra del Golfo con il compito di valutare le richieste di indennizzo presentate da privati cittadini, imprese o Governi a causa dell’invasione, ad opera dell’Iraq di Saddam Hussein, del Kuwait, avvenuta nell’agosto del 1991.

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